Emergenza pesce azzurro: “Dal mare solo reti vuote, fermiamoci un anno”

San Benedetto del Tronto (Ascoli), 15 maggio 2025 – “Se serve, ci fermiamo anche per un anno. Ma lo Stato deve permettercelo economicamente. Così non possiamo andare avanti”. E’ lo sfogo degli operatori del pesce azzurro del porto di San Benedetto del Tronto, che si dicono ormai stremati da una crisi che sembra non avere fine. Da anni la pesca del pesce azzurro è in forte sofferenza, il pescato è sempre meno: piccolo, scarso e spesso non commerciabile.
“Andiamo in mare e torniamo praticamente a mani vuote. Non si coprono nemmeno i costi del gasolio”, racconta uno dei marittimi dell’associazione Abruzzo Pesca che fa base proprio al porto di San Benedetto. “E anche quando il pesce si trova, spesso non è commerciabile. Questo non è lavoro, è sopravvivenza”.
Oltre al calo del pescato, la rabbia nasce anche da una gestione giudicata profondamente iniqua dei fermi pesca. Per la piccola pesca pelagica, che si occupa proprio di pesce azzurro, sono previsti due fermi all’anno, uno per le alici e uno per le sarde, senza alcuna forma di compensazione. “I pescherecci a strascico si fermano una sola volta l’anno e vengono pagati. Noi invece, costretti a due fermi, non prendiamo un euro da cinque o sei anni. Dov’è la giustizia?”, si chiedono in molti.
Ma la protesta non è solo economica, è anche ambientale. I pescatori sanno che il mare è cambiato e che qualcosa va fatto per invertire la rotta. E in questo senso, trovano sponda nelle parole di Massimo Rossi, promotore del Parco Marino del Piceno ed ex presidente della Provincia di Ascoli Piceno.
Rossi sottolinea come la scienza, da tempo, abbia indicato una via precisa: “Le aree marine protette sono l’unica soluzione che ha dimostrato di funzionare. Consentono alle specie di riposare e riprodursi senza stress. E quando gli stock si consolidano, si diffondono naturalmente anche fuori dai confini delle aree protette”. Rossi ricorda che la Legge Quadro del 1991 prevedeva espressamente la creazione di un’area marina protetta davanti alla costa picena, insieme a quella del Conero. Ma a oltre trent’anni dalla legge, “non è stato realizzato nulla. L’Adriatico è ancora oggi quasi del tutto privo di aree tutelate”. Per lui, si tratta di un’occasione mancata, che ora va recuperata in fretta.
Le aree protette, secondo Rossi, non servono solo a preservare l’ambiente, ma possono diventare centri di ricerca scientifica e di osservazione naturale, fondamentali per comprendere e affrontare i cambiamenti in atto in Adriatico.
İl Resto Del Carlino